Provo una strana sensazione a ritornare in questo spazio dopo mesi e mesi. Mi muovo in punta di piedi, sentendomi a disagio ma nel contempo a casa. La luce è spenta e urto con gli oggetti. Ho perso familiarità con l’ambiente circostante. Certo si sarà accumulata tanta polvere e bisognerebbe riordinare gli scaffali, tra i ricordi che si affollano e il presente che incalza e vuole diventare parola. Parola scritta, incisa sulla roccia, imperitura memoria.
Arido il momento, i doveri incombono, gli alunni pressano, lo studio urge, la casa reclama. E io corro corro corro. E sono sempre indietro. E non riesco a fare quello che vorrei. E mi sento in colpa per il poco tempo che riesco a dedicare ai genitori, ai parenti, agli amici. E mi vado chiudendo sempre più in me stessa. E spazio per princi più non c’è. Il mare è ormai lontano. Dalla finestra si vedono non gli uccelli volare ma tanti troppi sacchetti colorati che non mettono allegria e non aspirano al cielo.
Rileggo quanto scritto, trasmette tristezza, ma io non sono triste oggi. Di certo malinconica, ma è la mia natura e sto imparando a convivere con i miei sbalzi di umore. La mia vita è cambiata radicalmente. E sono contenta.
Rileggo quanto scritto, particolarmente franta la scrittura. Frasette giustapposte che seguono un flusso di pensieri inesistente. Ma devo scrivere oggi. Devo articolare le fredde dita sulla tastiera. Almeno le riscaldo, oggi.