In punta di piedi

21 febbraio 2010

Provo una strana sensazione a ritornare in questo spazio dopo mesi e mesi. Mi muovo in punta di piedi, sentendomi a disagio ma nel contempo a casa. La luce è spenta e urto con gli oggetti. Ho perso familiarità con l’ambiente circostante. Certo si sarà accumulata tanta polvere e bisognerebbe riordinare gli scaffali, tra i ricordi che si affollano e il presente che incalza e vuole diventare parola. Parola scritta, incisa sulla roccia, imperitura memoria.

Arido il momento, i doveri incombono, gli alunni pressano, lo studio urge, la casa reclama. E io corro corro corro. E sono sempre indietro. E non riesco a fare quello che vorrei. E mi sento in colpa per il poco tempo che riesco a dedicare ai genitori, ai parenti, agli amici.  E mi vado chiudendo sempre più in me stessa. E spazio per princi più non c’è. Il mare è ormai lontano. Dalla finestra si vedono non gli uccelli volare ma  tanti  troppi sacchetti colorati che non mettono allegria e non aspirano al cielo.

Rileggo quanto scritto, trasmette tristezza, ma io non sono triste oggi. Di certo malinconica, ma è la mia natura e sto imparando a convivere con i miei sbalzi di umore. La mia vita è cambiata radicalmente. E sono contenta.

Rileggo quanto scritto, particolarmente franta la scrittura. Frasette giustapposte che seguono un flusso di pensieri inesistente. Ma devo scrivere oggi. Devo articolare le fredde dita sulla tastiera. Almeno le riscaldo, oggi.


La settimana dell’amicizia

10 luglio 2008

Questo testo gira da un bel po’ di tempo su Internet in varie versioni. Al rimaneggiamento di quella sotto riportata ho contribuito largamente anche io! 😉
Mi è arrivato per l’ennesima volta in questi giorni e l’ho riletto. Che dire? Ci sono racchiuse tante piccole verità, per cui… sorbitevelo anche voi per l’ennesima volta!

Ho imparato che nessuno è perfetto finché non ti innamori.

Ho imparato che la vita è dura, ma io di più!

Ho imparato che le opportunità non vanno mai perse. Quelle che lasci andare tu, le prende qualcun altro.

Ho imparato che, quando serbi rancore e amarezza, la felicità va da un’altra parte.

Ho imparato che non esiste modo migliore per ferire una persona dell’indifferenza.

Ho imparato che bisognerebbe sempre usare parole buone perché domani forse si dovranno rimangiare.

Ho imparato che bisogna essere coerenti con se stessi e con gli altri.

Ho imparato che bisogna avere consapevolezza delle azioni che si compiono.

Ho imparato che ignorare i fatti non cambia la realtà.

Ho imparato che un’amicizia può finire, quando ti accorgi che l’altro è diverso da come pensavi che fosse.

Ho imparato che quando vuoi vendicarti di qualcuno, lasci solo che quel qualcuno continui a farti del male.

Ho imparato che un sorriso è il modo più semplice per migliorare il tuo aspetto.

Ho imparato che non posso scegliere come mi sento, ma posso sempre fare qualcosa per stare meglio.

Ho imparato che tutti vogliono vivere in cima alla montagna, ma la felicità e la crescita avvengono mentre la scali.

Ho imparato che bisogna godersi il viaggio e non pensare solo alla meta.

Ho imparato che è meglio dare consigli solo in due circostanze: quando sono richiesti e quando ne dipende la vita.

Ho imparato che meno tempo spreco più cose faccio.

Ho imparato che bisogna prendere delle decisioni e accettarne le conseguenze.

Ho imparato che basta una persona che mi dice che gli ho migliorato la giornata per migliorare la mia.

Ho imparato che posso sempre pregare per qualcuno quando non ho la forza per aiutarlo in altro modo.

Ho imparato che se anche la vita vuole che io sia serio, tutti abbiamo bisogno di un amico per divertirci.

Ho imparato che spesso ad una persona serve solo una mano da tenere e un cuore che capisce.

Ho imparato che sotto la corazza di ciascuno di noi c’è sempre qualcuno che vuole essere amato e apprezzato per quello che è.

Ho imparato che l’amore, non il tempo, guarisce le ferite.


Votare oh oh

7 aprile 2008

Il prossimo fine settimana si vota. Lungi da me fare un discorso politico-elettorale, ma solo manifestare la mia sfiducia e la mia indifferenza per la politica italiana attuale.
Non mi ero mai disinteressata di una campagna elettorale come in questa occasione. Davvero stanca, demoralizzata, confusa, rassegnata. L’appiattimento del quadro politico è sconcertante. Mi sembra che nulla cambi, mai. A prescindere dalle ‘etichette’.
L’unica certezza è che andrò a votare. Non farlo sarebbe una scelta troppo qualunquista. Ma votare il ‘meno peggio’ non è una soluzione! Vorrei dare un voto consapevole e convinto!

Per stemperare la mia delusione ho riletto questo esilarante, e tristemente vero, rifacimento di ‘Volare’ che lessi tempo fa come commento a un post di Francesca. Autore Flavio:

La destra del Berlusconi votatela tu
io la sinistra proprio non la voto più
poi d’improvviso venivo da un dubbio rapito
e se il mio voto non voto va all’altro partito?
Votare oh oh
votare oh oh oh oh!

E sulle note di questa canzone, iniziamo la settimana!

UPDATE: oggi (9 aprile) la mia giornata è iniziata sulle note di una canzone che mi è proprio rimasta dentro Meno male che Silvio c’è. Stavo andando in cucina per fare colazione, quando vengo attratta da un motivetto che dal televisore si espandeva in modo soave per tutta la casa. Ho subito pensato che si trattasse di una delle tante caricature (la meglio riuscita direi) dell’eventuale probabile futuro presidente… invece è lo slogan ufficiale con tanto di video!!! C’è pure il sito, di cui non metto il link, e la possibilità di acquistare on-line cd più maglietta. Prima di votare, guardatelo! E’ illuminante, soprattutto per gli indecisi! Io davvero non trovo parole per commentare…


La migliore parola

15 dicembre 2007

Oggi pomeriggio da una signora con la quale mi sono intrattenuta a parlare del più e del meno ho appreso questo proverbio, che io non conoscevo. Mi sembra una massima di saggezza popolare, che dovremmo tenere a mente tante volte, quando ci riempiamo la bocca di chiacchiere inutili, se non dannose:

La migliore parola è quella che non si dice.


Il senso del Natale

10 dicembre 2007

Tra pochi giorni sarà Natale. Da anni ormai non riesco a percepirne l’atmosfera. E mi chiedo insistentemente se l’ho mai percepita… 
Andando indietro nel tempo mi rivedo bambina impaziente di andare in montagna con papà, il giorno dopo una pioggia abbondante, a raccogliere il muschio per costruire il presepe. E’ uno dei ricordi più eccitanti che ho della mia infanzia. Allestivo un presepe che di anno in anno diventava più grande e si arricchiva di personaggi e ambientazioni: il fiume di carta stagnola contornato di sassolini bianchi, il ponticello di cartone che serviva per attraversarlo, il sentiero tracciato con la sabbia, il pozzo e la stalla che io stessa avevo realizzato con il das, il laghetto nel quale stagnava acqua, il bosco di rametti di abeti sempre più fitto… I vari personaggi poi non erano statici, ma interagivano tra di loro e io inventavo fantastiche storie: la ragazza che mungeva la capretta era innamorata del pastore, la bambina alla fontana figlia del pescatore, i re Magi partendo dalla cima della montagna più alta si andavano avvicinando giorno dopo giorno guidati dalla stella che brillava sulla grotta… E a mezzanotte del 24 deponevo Gesù bambino nella mangiatoia.
Ieri ho addobbato la casa, fatto l’albero e allestito il presepe, un presepe che di anno in anno diventa sempre più piccolo, nello sforzo di mantenere vive le tradizioni, nella speranza di riuscire a percepire nuovamente la magica atmosfera del Natale.
Se vado indietro negli anni, non ricordo un Natale veramente felice. Sarà che proprio durante i periodi di festa, che dovrebbero essere per definizione i più sereni, avvertiamo con più prepotenza i nostri problemi, le nostre malinconie, i nostri disagi. Sarà che siamo sempre insoddisfatti e non riusciamo a godere di quello che abbiamo… 
Sarà che abbiamo perso il senso del Natale.

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Amici ‘reali’ e blog: i vostri sanno?

23 novembre 2007

Non tutti i miei amici ‘reali’ sanno dell’esistenza di questo blog. Anzi, lo conoscono solo pochissimi, i più cari e fidati, perché non ho mai voluto che la mia vera identità potesse essere assimilata con quella di principasticcio, una sorta di personaggio in cui mi rifletto con lucido distacco. ‘Principessa’ e ‘pasticcio’ sono nomignoli affibiatimi da una persona che non fa più parte della mia vita, per intenderci il destinatario della ormai famosa (:P) favola intrisa di riferimenti autobiografici che ha segnato l’inizio di questo blog.
Un mio amico, non di quelli di vecchia data ma di quelli con cui si crea immediata sintonia, mi ha detto che il mio blog gli comunicava una sensazione di tristezza. Gli avevo chiesto di lasciarmi un commento, un segno del suo passaggio e lui mi rispose: ‘lo farò, ma… mi ha trasmesso tristezza’. Ovviamente non lo ha mai fatto. Credo che il mio blog possa trasmettere molte sensazioni, sia positive che negative, ma tristezza no. Ciò non significa che la tristezza non mi appartenga, tutt’altro, ma cerco sempre di ammantare tutto quello che mi circonda con un velo di ottimismo e di speranza. Comunque: Ciccio, se passi di qui, bussa! 😉
Poi ci sono due carissimi amici… uno di vecchia data, il mio migliore amico. Nonostante sia stato più volte sollecitato, attendo ancora di ‘leggerlo’. E sinceramente non so neanche se segue le vicende di princi. Per non parlare della carissima Aurora, che per ora avrebbe tutto il tempo di scrivermi qualcosa, e invece tace. Io continuo ad aspettare e sperare, nella vita, nell’uomo… 😉

E adesso passo la palla a voi: quali sono le vostre esperienze? I vostri amici ‘reali’ vi leggono o non sanno neanche dell’esistenza del vostro blog? o sanno ma non sono partecipi?