In punta di piedi

21 febbraio 2010

Provo una strana sensazione a ritornare in questo spazio dopo mesi e mesi. Mi muovo in punta di piedi, sentendomi a disagio ma nel contempo a casa. La luce è spenta e urto con gli oggetti. Ho perso familiarità con l’ambiente circostante. Certo si sarà accumulata tanta polvere e bisognerebbe riordinare gli scaffali, tra i ricordi che si affollano e il presente che incalza e vuole diventare parola. Parola scritta, incisa sulla roccia, imperitura memoria.

Arido il momento, i doveri incombono, gli alunni pressano, lo studio urge, la casa reclama. E io corro corro corro. E sono sempre indietro. E non riesco a fare quello che vorrei. E mi sento in colpa per il poco tempo che riesco a dedicare ai genitori, ai parenti, agli amici.  E mi vado chiudendo sempre più in me stessa. E spazio per princi più non c’è. Il mare è ormai lontano. Dalla finestra si vedono non gli uccelli volare ma  tanti  troppi sacchetti colorati che non mettono allegria e non aspirano al cielo.

Rileggo quanto scritto, trasmette tristezza, ma io non sono triste oggi. Di certo malinconica, ma è la mia natura e sto imparando a convivere con i miei sbalzi di umore. La mia vita è cambiata radicalmente. E sono contenta.

Rileggo quanto scritto, particolarmente franta la scrittura. Frasette giustapposte che seguono un flusso di pensieri inesistente. Ma devo scrivere oggi. Devo articolare le fredde dita sulla tastiera. Almeno le riscaldo, oggi.


Permesso?

8 Maggio 2009

Chissà quale tempesta mi ha condotto fin qui questa mattina! Sono entrata in punta di piedi senza bussare, ho trovato tutto in ordine: gli amici al loro posto in attesa di un mio cenno per poter entrare, i fiori alla finestra, lo sguardo sornione di un gatto che si crogiolava al sole, il mare da lontano che occhieggiava.

Mi hai fatto sentire a mio agio con la tua consueta accoglienza. Io, timorosa di essere fuori luogo, mi muovevo come un’estranea che lentamente si ritrova. E ho rivisto scorci di vita, mari in tempesta, tramonti primaverili, nuvole che danzano al calar del sole. E ho riletto pensieri e parole di un tempo che fu, di un tempo interiore che è.


a Babbo Natale

12 dicembre 2008

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Caro Babbo Natale,
non ti ho mai scritto una lettera e non ricordo di aver creduto alla tua esistenza, ma in questo momento ho bisogno di un interlocutore canuto e saggio a cui rivolgermi e mi sei venuto in mente tu. Siamo a Natale, no?

Ci sono stati periodi in cui la mia vita è andata al rallentatore: i giorni si susseguivano uguali uno rispetto all’altro, nulla di particolare li caratterizzava, una specie di monotonia avvolgeva la mia quotidianità. E tutto era piatto, tutto scorreva uguale…
Non vorrei più rivivere questi periodi.

In altri, al contrario, gli eventi si sono succeduti in maniera impetuosa e ne sono stata davvero travolta. Periodi senza fiato, pensieri che si affollano nella mente, un accelerare del ritmo e della corsa. E un periodo simile sto vivendo, con una nuova gioia nel cuore e un progetto di vita da costruire giorno dopo giorno.

Vorrei conservare questo entusiasmo e questa serenità per tutta la vita. Questo il regalo che ti chiedo. Io ci metterò tutto il mio impegno e prometto di sforzarmi a vedere sempre il bicchiere mezzo pieno, ma tu favorisci i miei buoni propositi. Se poi mi facessi trovare anche un lavoro non precario, sarei a cavallo o meglio sulla renna.
Sono troppo pretenziosa?

Saluti.
princi


Pensieri natalizi

12 novembre 2008

Ebbene sì. Mi arrendo e depongo le armi. Ho ceduto anche io all’atmosfera del Natale, anzitempo.
Con i ragazzi del laboratorio teatrale sto allestendo una recita natalizia. Mi aggiro per le vetrine a cercare, anche solo con gli occhi, addobbi. E soprattutto sto preparando il mio cuore per permettere a Gesù di nascere ancora una volta, in un mondo per certi versi ostile.

Il mio cuore è piccolo per un sì grande evento.
Devo fare spazio e ordine, adornarlo e abbellirlo, predispormi con attesa fiduciosa.
Lui nascerà, ancora una volta. Lui è pronto a farlo.
Ogni anno. Ogni mese. Ogni giorno.
Ma io sono pronta ad accoglierlo? Ancora no.
Lui si è donato e si dona per amore. Io devo solo e semplicemente aprire la porta del cuore – mi dico.

Queste le mie riflessioni, se così si possono definire, quando il corpo ormai stanco cedeva al riposo della notte, ma la mente ancora vigile si aggrovigliava in pensieri ‘natalizi’.

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Un Ulisse dei nostri giorni

12 novembre 2008

Alex Bellini. 264 giorni di navigazione ad oggi. Su una barca a remi. Da solo. In mezzo all’oceano Pacifico. Dal Perù all’Australia. Remando per 15 ore al giorno.

Misurarsi con le forze della natura (mare, vento, poggia), contando solo sulle proprie forze e senza poter prevedere cosa succederà domani.

Essere soli in balia delle onde, con le correnti spesso contrarie, remare per restare fermi, cercare di mantenere la rotta.

Remare per 15 ore al giorno. Dormire 5/6 ore a notte.

E dopo è di nuovo mattino e bisogna remare.

Per chi vuole saperne di più, questo il suo sito. Potete trovare un diario di bordo, tenuto da lui stesso, in cui racconta le sue giornate, condividendo le emozioni che prova.

alex-bellini


Natale in estate?

30 ottobre 2008

Rientro in questo blog dopo una lunga assenza. Mi accorgo che sono più le assenze delle presenze. Pazienza. Non mollo.

Sono stata impedita da una epicondilite al braccio destro che non mi dà tregua da tre anni, risvegliata da un tamponamento alla fine di settembre e aggravata dal fatto che, invece di riposarmi, ho continuato ad utilizzare il mio povero braccio fino allo sfinimento, trangugiando antinfiammatori e facendomi aiutare da un braccio amato, paziente e volenteroso. E per di più sono stata sommersa dal lavoro… una parentesi della mia vita sta per concludersi e ha prodotto un libro.

Eh già… anche princi lavora, oltre a godere di tramonti color fuoco, seduta serena sulla riva del mare, e a scrutare i gabbiani all’orizzonte, mentre planano su acque limpide o increspate.

E che lavoro farà mai?
Chiamarlo lavoro, è un parolone grosso. Chiamarlo lavoro, di questi tempi è impopolare.
Princi fa ricerca. E cosa ricerca? il sole? i gabbiani? il cielo stellato?
No. Princi fa ricerca in ambito universitario. Ricerca umanistica. Ricerca impopolare.
Princi è laureata in lettere antiche. Ha fatto un dottorato in filologia. Filo… cosa?
Nel migliore dei casi, quando dico “ho fatto un dottorato in filologia”, la filologia viene confusa con la filosofia. Ma già questa è una conquista! E allora comincio a raccontare la ‘favoletta’ dei testi degli autori antichi, tramandati a noi attraverso codici, che venivano copiati e ricopiati, riempendosi di errori, lacune, varianti. Compito del filologo è quello di rintracciare questi esamplari, studiarli e confrontarli, sanare gli errori e ridare la vita a questi testi, ricostruendone la forma originaria e pubblicandoli in edizioni critiche moderne.

Il mio lavoro adesso è quasi un libro. Il braccio destro sufficientemente distrutto. Ora posso riposare, e curarmi seriamente. Tutto questo preambolo per dire che, dopo molti giorni di assenza – ormai sono più le assenze delle presenze -, sono rientrata in questo spazio trascurato e negletto, e che vedo? quali i post più letti? quali i termini di ricerca preferiti? Natale, stelle natalizie e quant’altro ricollegabile alla festa più attesa dell’anno! Ebbene, vero che il periodo di Natale è magico per l’atmosfera che avvolge ogni cosa e ci fa divenire più buoni a prescindere dal credo religioso… ma, mi chiedo, è possibile che il periodo di Natale cominci ad ottobre? Negli ultimi anni ci siamo abituati a vedere luminarie e festoni e panettoni a partire da novembre, ma non stiamo forse esagerando? Siamo ad ottobre, ricordo l’ultimo bagno a mare come se fosse ieri, e il clima della mia isola è ancora mite, per niente invernale. Tra un po’ inizieremo a preparaci al Natale ad agosto, mi interrogo tra il perplessa e lo stupita?

Su questa domanda vi lascio, questa volta in partenza reale. Mi aspetta un breve ma intenso fine settimana, da amare.